Dopo aver letto l’articolo “Cicladi: Kythnos, l’isola delle 90 spiagge” dal Corriere della Sera nella rubrica “Itinerari e Luoghi” di Mariella Grossi, ho subito iniziato ad organizzare una visita di una settimana a questa splendida isola toccata più volte durante le mie navigazioni in Egeo ma mai visitata all’interno.
Riporto di seguito l’articolo originale illustrato però dalle nostre fotografie:
25 set 2021 Il team Luigi, Edelwais, Ignazio e Maria partenza da Ancona
26 set 2021 In navigazione verso Patrasso
27 set 2021 Ferry da Lavrio verso Kytnos
Voli di falchi, distese di timo. Grafie di muretti a secco, fichi nani piegati dal vento. La natura è scabra a Kythnos, isola delle Cicladi decisamente fuori dalle rotte turistiche. Ma la sua anima non è come appare. Kythnos si nasconde, è un camouflage, dissimula i suoi segreti. A partire dalle spiagge: 65. Di più, si dice 90, contando certe insenature selvagge che sfrangiano le coste, riservate a trekker spavaldi.
Quando si sbarca dal traghetto nel porto di Merichas, viene spontaneo chiedersi: tutto qui? Troppo essenziale. Ma poi basta osservare il ritorno dei caicchi da pesca, quando sui moli grigi esplode il giallo delle reti, per capire che qui il mare è ricco e regala una cucina di grande soddisfazione. O assistere al rientro serotino delle barche a vela per intuire che c’è vita. Nascosta. Alberghi e belle ville in affitto di superdesign, magari in baie solitarie. E poi la Chora, uno dei borghi più intatti e vivaci della Cicladi, senza le ostentazioni di Mykonos.
Il messaggio dell’isola è chiaro: vuoi il bello? Datti da fare per scoprirlo. Almeno una volta bisogna seguire le sinuosità della strada che attraversa l’isola, meravigliarsi quando il mare si svela su tutti i due lati. Leggere i paesaggi attraverso i colori. Ammirare il bianco delle chiesette eroiche appollaiate su scogli e faraglioni. O il mare cobalto, raramente smeraldo, spesso azzurro.
27 set 2021 Arrivo al porto di Merichas
Le spiagge più belle di Kythnos: Kolona e Fikiada
Che sia primavera o estate, in ogni posto il panorama è un dilatarsi di profili costieri. Ne è un esempio Kolona, la spiaggia più celebrata. Eppure arrivarci… Si posteggia, si cammina superando due spiagge niente male per un tuffo, poi si imbocca un sentiero che sale fino alla balconata di Kolona Experience, caffè-taverna sapientemente bianco e chic, miglior belvedere sulla lunga lingua di sabbia che delinea due calette blu.
Kolona è scenografica, senza retorica. Sorseggiando un caffè bisogna contemplare. Non c’è orizzonte di cielo e mare, ma di terra, serpentine di colli percorsi da ragnatele di sentieri, incisi da anse e calette, rifugio di barche alla fonda. La spiaggia di Kolona è una lingua di sabbia dorata che si allunga fino all’isolotto disabitato di Agios Loukas.
Si tira tardi, cambiano le luci; a piedi (dieci minuti) si raggiunge l’ansa di Fikiada per un tramonto interminabile, che in estate va in scena alle 21.
27 set 2021 La spiaggia di Episkopi
Fare trekking a Kythnos
La tavolozza più commovente è in primavera, la stagione preferita dai trekker. Già, perché Kythnos è un’isola frequentata dagli escursionisti, che si godono l’esplosione viola dei fiori di cardo e di timo sulle piccole alture nell’entroterra.
Secondo Katerina Filippa, guida ai cammini dell’isola, che ha curato per la municipalità la mappatura dei sentieri, bisogna venire qui a maggio, “Quando domina il giallo dei cespugli di sparta, dei fiori spontanei, e dilaga il bianco delle margherite. A perdita d’occhio”. Filippa è coautrice, con il giornalista Nigel Tutt, di Kythnos Hiking Guide, nove itinerari a piedi.
L’esplorazione dell’isola è come una composizione musicale: l’adagio è a sud e la coda, il gran finale, a nord. Dunque, si va verso sud, dove la terra è ocra, senape e profuma di origano. Fino alla Panagia Stratilatissa, monastero minimo e candido. Candidi i fiori dipinti sul selciato, candide le tendine ricamate dalle donne dei villaggi, fra icone vivide e ritratti di santi talmente invecchiati da sembrare ombre. Spunta furtivo un pope diretto verso l’assoluto del paesaggio: invita ad ascoltare il silenzio.
E il silenzio accompagna ogni discesa verso il mare, ci saranno una ventina di spiagge e calette sui due versanti dell’isola. Da scegliere secondo il vento, da guadagnare lungo sterrate che si fanno ardite. Spuntano le arnie sulla strada per Aliki, per il paesino di Agios Dimitrios, finis terrae di casette, due taverne, palme nane. Sul mare, quasi a riva, le barchette dei pescatori fondono la loro ombra con quella delle tamerici.
28 set 2021 Verso le spiagge di Apokrousi e Kolona
Le chiese da visitare a Flambouria e a Kanala
Dove fare il bagno? A Petrousa, o nella piccola Styfos, che regala scorci su panettoni di roccia e infiniti zigzag di sentieri. O a Gaidouromantra, sabbia e acqua blu. C’è un piacere sottile in questa solitudine straniante, ma basta scendere a Flambouria per contare su un caffè, una taverna, su pigre soste all’ombra delle tamerici che bordano la spiaggia.
Sul promontorio spuntano gigli di sabbia e luccicano le tegole in maiolica della Panaghia, chiesa che non sarà mai silente, perché è sufficiente un refolo di vento per far tintinnare la campana appesa a un albero. Chiesa incredibile anche all’interno, per le icone che sfoggiano abiti di stoffa, per un San Giorgio che cavalca tutto spettinato.
Sono tante le curiosità devozionali nelle chiese, imponenti e sommesse, che punteggiano l’isola. La più importante, Panaghia Kanala, regala il refrigerio di una piccola pineta e la storia dell’icona miracolosa della Vergine, trovata da un pescatore. Si dice sia stata dipinta da San Luca, ma l’autore è probabilmente Emmanuel Skordilis, in Italia sconosciuto, ma che in Grecia incute il rispetto di un Giotto. Artista di scuola cretese, fu profugo dopo la conquista ottomana nel 1645.
29 set 2021 Le chiese e la Chora
Il borgo di Kanala
Kanala è il perfetto esempio del camouflage isolano. Sembra un borgo semplice semplice, cresciuto a caso sull’onda di pellegrini e turisti. Invece il design è la cifra di due indirizzi per dormire: il bianco totale delle Kanal Suites, e quello di Mantellina Suites, scelta indimenticabile per le prime colazioni fatte di dolci, di marmellate casalinghe e del celebre miele di timo di Kythnos.
E poi c’è la taverna vernacolare Archipelagos, frequentata più dai locali che dai turisti. Sosta del buon mangiare sull’isola, per la cucina tradizionale della famiglia Bouriti: le verdure vengono dal loro orto, il pesce dai caicchi e i formaggi, feta compresa, dai pastori locali. Da Kanala si snoda una gimcana di stradine bianche, eufemismo di sterrate, che digradano sul mare.
29 set 2021. Kanala e Saint Nicholas
Il borgo di Dryopida, villaggio tradizionale
La discesa per Kato Livadi incornicia dolci alture che tendono verso l’infinito, mentre quella per Liotrivi svela un’infilata di calette nel blu indaco. Si ondeggia sulla sterrata, per risalire sulla strada principale e approdare nel borgo di Dryopis o Dryopida, l’unico non visibile dal mare.
Meta imperdibile per i cultori del miele, Pure Mother Bee è un allevamento di api dove si produce un nettare pregiato, che ha accumulato nove premi, green e non solo: “Il mio miele è biologico al cento per cento”, precisa Dimitris Gonidis, la cui famiglia si dedica a questa attività da 15 anni, “ed è prodotto al 60 per cento da polline di timo, poi di eucalipto e cardo”.
Dryopida è ufficialmente riconosciuto come Traditional Village e questo sprona gli abitanti a darsi da fare, lucidando gli ornamenti in ceramica delle case, verniciando infissi e portali, persino il selciato, e i tombini, con pennellate bianche che tratteggiano fiori, barchette, pesci. Le strade sembrano l’album da disegno di un bambino.
Si viene qui nei giorni in cui il meltemi soffia troppo, perché due colli smorzano l’impeto del vento estivo. Per passeggiare fra vicoli, frutteti, pergolati di glicine e bouganville, sbirciare gli angeli di maiolica bianca di Agios Minas.
Esplorare la grotta di Katafiki, la più grande della Cicladi e rifugio durante ogni avversità della storia, dalle scorribande dei pirati alla minaccia tedesca nel corso della Seconda guerra mondiale.
Ed è a questo periodo bellico che si allaccia la vicenda di Niki, piccolo cargo che trasportava viveri e farina agli Alleati, naufragato ad Agios Stefanos, più a nord, dopo un drammatico inseguimento dei nazisti. Una vicenda tragica, ma che oggi fa la felicità dei sub quando si immergono per andare a vedere il relitto, senza temere le onde né il vento, che non si insinua fino a questa baia dove gli anatroccoli si fanno cullare dal mare.
30 set 2021 Dryopida
Chora, il capoluogo di Kythnos
La strada madre dell’isola non è mai trafficata, tranne quando ci si avvicina a Chora, capoluogo-gioiello. Vivace, di giorno e di sera, per i suoi locali, che oscillano tra il bianco assoluto e i colori mediterranei di tavolini e pergole fiorite. È l’unico posto dove fare shopping, rigorosamente a chilometro zero.
Ci sono i cosmetici preparati con le essenze dell’isola di Cat with Hat. I dolci alle mandorle e altre delizie di Tratamento. E le ceramiche colorate, oppure grezze con geometrie e sbaffi di pennellate bianche di Georgoulis, storico laboratorio, premiato dall’Unesco.
Eppure questo artigianato, a Kythnos, risale solo al XIX secolo, “Importato da Sifnos, isola famosa per la ceramica, e ricca di argilla di qualità purissima”, precisa Giorgos Georgoulis, che lavora insieme al figlio Gianis, e si vanta di usare solo colori e materie prime naturali.
A Chora bisogna perdersi con i sensi all’erta. Per cogliere dettagli architettonici, portali decorati, chiesette bizantine. E stranezze che rendono divertente la passeggiata. Si seguono i gatti fino al posto prediletto per la loro eterna pennichella, una scala bianca dove convivono mici veri e mici dipinti sui gradini, che annuncia l’indirizzo preferito dai giovani, il posto giusto dove baciarsi, come recita l’insegna di Psipsina, che è ristorante e scenografia insieme, per l’altalena che pende da un albero, le lavagne del menu bordate da fiori e frutta essiccati.
E che ci fa il vecchio telaio in cima a una terrazza, a sbiadire sotto il sole giaguaro? È il simbolo di To Steki Tou Ntetzi, ristorante paragonabile a un museo del folclore: mobili ‘800, bibelot, collane di perle che pendono da ritratti di famiglia. Altro che isola essenziale.
1 ott 2021. Loutra
A Loutra, l’antica sorgente termale
La strada prosegue per Loutra, un tempo meta di villeggiatura termale che attirava l’aristocrazia europea. Si stenta a crederlo quando si arriva in questo borgo balneare animato, ma affatto esclusivo. Il vecchio stabilimento termale è chiuso, ma l’acqua calda scaturisce ancora in una piccola piscina naturale, contesa di sera, visto che non ha protezione dal sole, quando ci si immerge sgomitando con l’immancabile cocktail in mano ordinato nei bar vicini.
Ma a Loutra il rito dei riti è un luogo: la caletta di Agia Irini. Ci sono l’immancabile chiesetta bianca e il suo sagrato, che si presta a deposito di sdraio e ombrelloni. E una casetta, ovviamente bianca, decorata con schienali di seggiole d’antan.
È la taverna Arias, che si prolunga a filo d’acqua, famosa in tutta l’isola per gli spaghetti con l’aragosta. Quando si ordinano, i crostacei sono issati vivi dal mare, nelle nasse deposte sul fondale.
Loutra è un posto comodo dove stare, per godersi le spiagge di nordest. I trekker amano l’ansa sabbiosa Kavourocheri, 25 minuti a piedi; i sub preferiscono Agios Sostis, per i suoi sette punti di immersione.
Acqua azzurra, acqua blu, fondali da favola e risacca dorata sotto il sole. È qui la coda musicale. Come ha riconosciuto anche l’Unione europea, nominandola zona protetta Natura 2000. Ma nessuno sbandiera il riconoscimento. Il solito camouflage.
2 ott 2021 La Chora
3 ott 2021 Merichas e dintorni
5 ott 2021. Sulla via del rientro…Atene e Patrasso